Guida all’ascolto
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n.93 in re maggiore
La Sinfonia n.93 in re maggiore è la prima nel gruppo delle dodici sinfonie composte da Haydn nella capitale britannica. L’opera venne completata nel 1791 ed eseguita pubblicamente il 17 febbrai o 1792 all’Hanover Square Rooms di Londra, in occasione del concerto inaugurale della stagione coordinata da Johann Peter Salomon. Già sessantenne e armato di una consumata professionalità, con le sue opere londinesi Haydn affermò straordinarie doti espressive e compositive, che recuperavano un tratto festoso, ancora fresco e vitale, animato da un impulso creativo quanto mai vibrante. Nonostante non appartenga alle sue opere più note, la Sinfonia n.93 di Haydn, presenta idee originali e briose, che gli consentirono di conquistare da subito i favori del pubblico e della critica. Nel complesso, la composizione si articola in quattro movimenti. Come quasi tutte le altre dodici sinfonie londinesi, il primo di questi si compone di un’introduzione solenne (Adagio), seguita da un Allegro assai retto da un elegante ritmo di valzer, sul quale si innestano i temi principali, che preludono a uno sviluppo ricco di spunti contrappuntistici e intrecci orchestrali. Il successivo Largo cantabile (in sol maggiore) racchiude un gruppo di libere variazioni su un tema inizialmente esposto dai soli archi. Il movimento (al tempo particolarmente apprezzato dal pubblico londinese) conserva nel suo svolgimento un incedere sobrio, quasi serioso, punteggiato da una serie modulazioni e scarti dinamici, che viene contraddetto solo in chiusura da un inatteso do grave dei fagotti. Il successivo Minuetto rivela i tratti tipici della tarda scrittura haydniana. Il ripetuto intervento dei timpani, la tessitura orchestrale densa, talvolta pesante, e le inaspettate variazioni di tempo e di ritmo si allontanano dal gusto galante degli anni precedenti per proiettarsi invece verso uno scherzo di più moderna concezione. In ultimo, il Finale (Presto ma non troppo) rappresenta uno dei passaggi più intensi
dell’intero lavoro: vivido, fantasioso, è ricco di interessanti sviluppi, in perfetto equilibrio tra il rondò e la forma sonata.
Dino Mignogna